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    Behind the scenes: Louis Colmache

    Maranello 30 aprile 2020

    Dopo il debutto in Europa nel 1993, il nuovo campionato Ferrari Challenge è stato ben presto adottato in Nord America, nel 1994 con una stagione parziale e nel 1995 con la prima stagione completa. Oggi, il Ferrari Challenge si è pienamente affermato nel mercato nordamericano, con griglie che superano regolarmente i cinquanta piloti nelle quattro categorie e altri venti piloti che partecipano al programma Club Challenge. Oltre alla serie Challenge, il Nord America ospita l’intera gamma del Corso Pilota e alcune delle gare di endurance più prestigiose e leggendarie al mondo, tra cui la 24 Ore di Daytona e la 12 Ore di Sebring, entrambe gestite dalla storica federazione IMSA. 

    A capo di tutte queste attività c’è Louis Colmache, Head of Motorsports di Ferrari North America, che abbiamo incontrato per fare il punto sul Challenge North America.

    D: La stagione 2020 del Challenge era partita in modo entusiasmante prima di questa necessaria interruzione. Quali momenti ricordi con maggiore soddisfazione?

    R: “La stagione 2020 si stava delineando come la migliore di sempre, con un pieno di emozioni ed energia positiva in tutto il paddock. Nel 2020 abbiamo avuto due eventi fantastici e così tante attività diverse che è difficile scegliere qualcosa in particolare. Di sicuro, però, devo ricordare la presentazione della 488 Challenge Evo a Daytona durante la 24 Ore. Era la prima volta che veniva mostrata in Nord America e ha sicuramente fatto entusiasmare i nostri clienti in attesa del suo debutto in gara ai Ferrari Racing Days di qualche settimana dopo.

    Il team motorsport di Ferrari North America è sempre alla ricerca di innovazione e di emozioni, e questo è sicuramente un perfetto esempio della nostra filosofia. Un grande ringraziamento va ovviamente a Daniel Serra, che è riuscito a prendersi un attimo di tempo mentre gareggiava nella 24 Ore di Daytona per unirsi a noi e presentare la vettura ai clienti. 

    Va ricordato anche il grande successo ottenuto ai Ferrari Racing Days, dove migliaia di appassionati hanno riempito il paddock e hanno visto le nostre fantastiche vetture affrontare il circuito di Road Atlanta. È stato un onore avere al nostro fianco anche il team dirigenziale dell’IMSA, tra cui il presidente John Doonan. Ma soprattutto è stata straordinaria la gara a Road Atlanta. Battaglie serratissime sulla griglia di partenza, ma sempre all’insegna della lealtà e del rispetto. Il Ferrari Challenge è proprio questo. Un evento eccezionale”

    D: I piloti di Ferrari North America sono tra i pochi clienti al mondo ad aver guidato la Ferrari 488 Challenge Evo in un weekend di gara. Quali sono stati i loro feedback a riguardo?

    R: “Abbiamo ricevuto un feedback estremamente positivo dai nostri piloti sulla nuova 488 Challenge Evo. Ci siamo sentiti molto gratificati perché il contesto in cui è stata lanciata, a Road Atlanta, era davvero impegnativo. I nostri piloti si sono complimentati per il grande equilibrio dell’auto e in molti hanno avuto la sensazione che si trattasse di una vettura del tutto nuova. Hanno anche apprezzato i miglioramenti a livello di interfaccia per il guidatore, in particolare la telecamera posteriore e il volante ispirato alla GT3”. 

    D: Prima di partecipare alla serie North America nel 2019, Lei ha gestito la serie Asia Pacific: quali sono le principali differenze tra i due campionati?

    R: “Sicuramente la serie Asia Pacific è un campionato molto diverso rispetto al North America - soprattutto perché in Nord America lavoriamo a stretto contatto con molti team che gestiscono le auto per conto dei nostri clienti, mentre nella serie APAC siamo stati allo stesso tempo gli organizzatori della serie e il team che si è occupato della logistica e del supporto tecnico di oltre 35 auto. La serie Asia Pacific si disputa su un territorio molto più ampio: dall’Australia ad Abu Dhabi, da Shanghai al Giappone in una sola stagione. Quello che mi ha colpito della serie North America, però, è la diversità del nostro paddock, anche se la maggior parte delle gare si svolge tra gli Stati Uniti e il Canada. Tra i nostri circa 70 piloti, sono rappresentate una decina di nazionalità diverse; molti arrivano dall’America Latina apposta per gareggiare. 

    Inoltre in Nord America c’è molta più storia, perché la serie è iniziata nel 1994. Abbiamo un certo numero di piloti, come Mike Louli, come Alfred Caiola, e anche alcuni istruttori come Didier Theys, che partecipano da moltissimi anni. C’è un senso di tradizione e una base di esperienza a cui attingere e a cui ispirarsi per il futuro”

    D: A differenza di quanto avviene in Asia Pacifico, gestisci l’intera gamma del Corso Pilota in Nord America, il che significa che un pilota può compiere l’intera scalata al Ferrari Challenge nel suo mercato. R: “Corso Pilota è alla base dell’esperienza Corse Clienti in Nord America. I clienti che vogliono iniziare a partecipare alle attività in pista partono da qui e poiché in Nord America offriamo ogni livello del programma, sono in grado di progredire molto rapidamente. Va anche ricordato che durante questo periodo di tempo entrano in relazione con molti degli stessi allenatori e staff che potenzialmente li assisteranno nel Ferrari Challenge - qualora decidessero di spingersi così lontano. I nostri istruttori fanno davvero la differenza: sono piloti che hanno vinto a Daytona, Sebring e Le Mans. Il gruppo è guidato da due piloti del campionato, Didier Theys e Alessandro Balzan, entrambi direttamente coinvolti nella serie Challenge, il che significa che salendo di livello si incontrano molte facce familiari”. 

    D: Avete anche curato lo sviluppo del programma Club Challenge in Nord America. Cosa ci puoi dire a riguardo?

    R: “Il Club Challenge è un programma che ha riscosso un enorme successo in tutto il mondo, perché è l’opportunità perfetta per sperimentare tutti gli aspetti della serie Ferrari Challenge senza lo stress della gara.  Queste vetture Challenge, anche i primi modelli, hanno sempre trovato il giusto equilibrio, offrendo prestazioni impressionanti, ma rimanendo facili da gestire e da curare. Il bello del programma Club Challenge è che offre ai proprietari di queste fantastiche auto da corsa l’opportunità di scendere in pista con tutti i comfort e le infrastrutture a disposizione dei nostri clienti Ferrari Challenge.

    È anche un modo per i piloti che hanno una 488 Challenge di acquisire una maggiore familiarità con la serie, i circuiti, i team e le proprie capacità prima di entrare in un ambiente competitivo. Possono confrontare tempi e sessioni con i piloti del Challenge nelle stesse condizioni, per vedere esattamente a che punto sono e come possono migliorare. È un fantastico strumento di apprendimento senza pressione che siamo molto orgogliosi di poter offrire”

    D: Nel corso degli anni ci sono stati molti piloti che, partendo dal Ferrari Challenge, hanno iniziato a gareggiare in maniera competitiva con la 488 GT3 in diverse serie in nordamericane. Quanto è grande la soddisfazione per questo traguardo?

    R: “È sempre gratificante vedere come i nostri piloti continuino a sviluppare le proprie capacità con le nostre vetture GT3 e GTE. È stato bello, ad esempio, assistere alla crescita di Cooper MacNeil da pilota del Ferrari Challenge a pilota del Weathertech Sportscar Championship con la 488 GT3. Allo stesso modo, vedere Martin Fuentes conquistare numerosi titoli nelle serie americane di SRO, anch’egli al volante della 488 GT3. Altri piloti hanno deciso di impegnarsi in maniera saltuaria in questi campionati, penso a Chris Cagnazzi, Brian Kaminskey, Mark Issa e Alfred Caiola. È molto bello vedere come ognuno di loro cerchi nuove sfide in queste serie continuando comunque a partecipare al Challenge perché offre un ambiente molto più familiare.

    Forse la cosa più impressionante è vedere lo sviluppo compiuto da alcuni, partiti dal Corso Pilota, passati attraverso il Ferrari Challenge e arrivati a partecipare alla 24 Ore di Le Mans, come hanno fatto Cooper Macneil e Wei Lu - entrambi sul podio nella categoria LMGTE Am". 

    D: Il Ferrari Challenge North America è qualcosa di più di una serie, è un ecosistema di sponsor e partner che si uniscono per far si che tutto funzioni. Qual è l’importanza degli sponsor per il successo di questo campionato?

    R: “Il nostro monomarca non sarebbe la serie di maggior successo in North America se non ci fosse il supporto dei nostri partner. Naturalmente alcuni di questi sono condivisi con le altre serie del Challenge, come Hublot, Bell Helmets, Adler, Shell e ovviamente Pirelli. Il contributo di questi partner non può essere sottovalutato. L’esempio è quello degli nuovi pneumatici sviluppati da Pirelli per la 488 Challenge Evo che hanno ricevuto grandi apprezzamenti per il miglioramento delle prestazioni e della costanza dei tempi sul giro.

    Io vorrei ringraziare però anche Misahara Jewelers e Concours Club perché la loro presenza costituisce un valore aggiunto per una serie che può contare su uno staff di 80 persone di Ferrari North America e delle agenzie che lavorano ad ogni evento, e del personale dell’IMSA, un’organizzazione che non ha bisogno di presentazioni. Il loro supporto con commissari e direttori di gara è fondamentale per la riuscita del campionato.

    D: Quali sono i momenti del Ferrari Challenge North America che ricordi con maggior piacere?

    R: “Mi considero fortunato per essere stato accolto a braccia aperte quando ho iniziato a ricoprire il mio nuovo ruolo in Nord America, non solo dai piloti, ma anche dai team e dai partner. Questa è una vera famiglia ed è un piacere farne parte. L’aspetto migliore del mio lavoro è che sono circondato da persone che condividono la stessa passione e la dedizione al mondo delle corse. Sono fortunato a condividere questi momenti con i nostri clienti e partner. Questo spirito è quello che rende la community da corsa Ferrari così speciale e decisamente unica”.

    D: Da dove nasce la tua grande passione per le corse?

    R: “Sono sempre stato un grande appassionato delle gare sin da quando, ancora bambino, competevo con i kart. Anche allora guardavo le corse americane, in particolare quelle dell’Indycar e dell’IMSA. Quel periodo, alla fine dell’era GTP, che vedeva protagoniste anche le Ferrari F333 SP, è stato il migliore per le vetture Sport-Prototipi a mio parere. Le vetture erano fantastiche, avevano suoni inconfondibili, enormi potenze ed efficienze aerodinamiche. Erano veramente splendide, pertanto rimanevo spesso sveglio per guardare queste corse. Fu allora che iniziai a scoprire i meravigliosi tracciati americani come Laguna Seca, Watkins Glen o Road Atlanta. È stato un viaggio lungo e privilegiato quello che alla fine mi ha permesso di vedere di persona questi circuiti e di conoscere alcune delle persone che hanno scritto pagine memorabili nella storia del motorsport statunitense”.

    D: C’è un messaggio che vorresti dare a coloro che vivono e seguono il Ferrari Challenge North America?

    R: “Mi auguro che tutti possano superare questo momento difficile in buona salute. Siamo uniti dalla nostra passione per il mondo delle corse e non vediamo l’ora di tornare in pista. Al momento però bisogna essere cauti, ascoltare gli esperti e, quando sarà giunto il momento, tornare in pista, il luogo dove tutti vogliamo essere”.